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Nel 2020 corre per la Rivista di diritto agrario il 99° anno dall'inizio della sua pubblicazione. Lungo tutto il Novecento essa ha rappresentato il punto di riferimento immancabile dell'esperienza dei cultori, non solo italiani, della materia "diritto agrario". Pietro Rescigno, nella Introduzione al codice civile (p. 259), ha potuto segnalarla come un "capitolo importante della storia del pensiero giuridico". Non si può veramente comprendere il valore della vicenda se si trascura la complessiva convergente funzionalità tra l'IDAIC, istituzione sui generis proiettata anche a livello internazionale alla formazione di giusagraristi, e la Rivista, strumento per l'analisi e la diffusione di indagini su una disciplina per molto tempo rimasta ai margini della comunità dei giuristi.
Il nuovo secolo è caratterizzato dal confluire dell'IDAIC nel CNR e dalla progressiva scomparsa della sua autonomia. Nel frattempo sono emerse nuove iniziative editoriali che arricchiscono in modo rilevante e significativo il dibattito anche culturale relativo alla materia. Ma l' Associazione italiana cultori di diritto agrario non può non essere particolarmente sensibile alla continuazione di un'esperienza così rilevante come quella incarnata dalla Rivista creata da G.G. Bolla. Tale sensibilità non rappresenta il "sogno" di ritornare a vecchi temi e ad antiche battaglie: come il diritto del lavoro, come i diritti speciali, come il diritto tout court, anche il diritto agrario si trova fra tradizione e rinnovamento. I cultori del diritto agrario non possono non condividere la speranza professata sulle prime pagine della Rivista nel numero (gennaio- marzo 2016) che inaugurava il cambio di editore (non più Giuffrè, ma l' Editoriale scientifica di Napoli). La " proposizione di intenti" non dimenticava i "fatti ": la Rivista di diritto agrario era nata per affrontare e approfondire dal punto di vista della scienza giuridica i temi più attuali del mondo dell'agricoltura, che al preminente interesse giuridico uniscono rilevanti interessi politici ed economico-sociali; l' "attualità dei temi" è ormai sconvolta da nuove articolazioni, riassunte dal sottotitolo della Rivista (Agricoltura-Ambiente-Alimentazione), che richiedono alla Rivista stessa un oggetto rinnovato. "Tenersi saldi alle proprie radici" significa solamente, per la Rivista come per il "cultore del diritto agrario", non perdere la propria identità.
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